Dopo un po’ di tempo riprendiamo
il filo diretto con i nostri lettori.
In questo foglio vi renderemo
conto, nel modo più sintetico possibile, della riunione tra OO. SS., RSU e Amministrazione
svoltasi venerdì 17 marzo.
Inoltre vi riassumiamo la relazione
presentata lunedì 20 marzo dal
Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, relativa
al sondaggio dell’estate scorsa sullo stress lavoro-correlato.
La riunione di venerdì 17 era stata chiesta dalla RSU sul
seguente ordine del giorno:
- costituzione
provvisoria fondi economici 2017;
- telelavoro
- part-time
- criteri
di selezione delle posizioni organizzative
- UPG
FONDI ECONOMICI E
INCARICHI DI FUNZIONE
Come ricorderete la nostra
componente, insieme alla maggioranza della RSU, ha contestato la prassi che
l’Amministrazione ha adottato negli ultimi tempi prorogando gli incarichi di
funzione, nominati a partire dal 1° gennaio 2014 con durata inizialmente
prevista di 18 mesi.
Le PO sono state rinnovate
continuamente, l’ultima volta senza scadenza, pur in presenza di una organizzazione aziendale
fortemente ridimensionata dalle continue revisioni organizzative che
nell’ipotesi del nuovo regolamento di organizzazione, attualmente al vaglio
della Regione, ci porterà a 10 strutture complesse delle 22 di cui era composta
l’Agenzia.
Va da sé che anche il numero dei
nuclei, dopo chiusure e accorpamenti, hanno subito una forte diminuzione.
Ciò nonostante le 79 PO nominate rimangono stabili e
inamovibili.
Abbiamo anche ricordato alla direzione
che esiste una bozza di revisione dei criteri di individuazione delle PO, alla
quale le OO.SS le RSU e l’Amministrazione avevano lavorato per molti mesi e che,
se approvata avrebbe almeno teoricamente, limitato il potere discrezionale
della dirigenza nella fase di selezione di queste figure. Tutto è rimasto
lettera morta e l’impressione finale che abbiamo ricevuta è che su questo la
nostra direzione preferisca fare orecchie da mercante.
Le uniche note di rilievo sono
rappresentate dal fatto che il DG, infine, quasi costretto dall’incalzare dei
vari interventi ci ha dispensati di una specie di contentino dicendo che
avrebbe chiesta alla dirigenza di “sottolineare” la necessità di mantenere o
meno tutte queste PO.
Per parte nostra abbiamo
semplicemente richiamato un dato macroscopico che dà la misura dell’anacronismo
in cui ci troviamo, oggi più che mai: nel 2006 la consistenza numerica del
personale era di 1153 dipendenti (senza distinzione tra comparto e dirigenza) a
fronte di 49 PO, oggi ci sono 139 unità in meno ma le PO sono 79 (e non scadono
neppure!!!)
A questo dato c’è il contrappunto
di una buona parte del personale in servizio che negli ultimi 10-12 anni è
stato destinatario di una sola fascia economica.
Questi sono fatti oggettivi e non
opinabili, tant’è che il Direttore Generale, a margine dell'incontro sul
benessere e stress lavoro correlato (che più avanti commentiamo) ha
genericamente riconosciuto che esistono responsabilità oggettive rispetto alle
scarse o nulle opportunità di crescita offerte a molti lavoratori capaci che
avrebbero potuto essere valorizzati molto meglio in un panorama, invece,
contraddistinto da politiche miopi, quando non viziate da dinamiche
clientelari.
Un certo garantismo che serpeggia
in certi ambienti mal si accompagna con le rivendicazioni di buona parte della
rappresentanza sindacale oggi presente e appaiono palesemente corporativi,
ovvero ad ostinata difesa di sacche di privilegio totalmente ingiustificate nel
quadro generale fin qui descritto.
Per onestà riconosciamo che anche
il Direttore Amministrativo, in alcuni passaggi e risposte fornite durante la
riunione del 17 marzo, ha riconosciuto che in passato certe scelte hanno
pesantemente condizionato il destino delle giuste aspettative di tanti
lavoratori.
Queste dichiarazioni, fatte oggi,
che risultano molto consolatorie, non possono che produrre un amaro sapore di
beffa; l’antico detto popolare che più o meno recita “le stalle vengono chiuse
quando ormai tutte le vacche sono fuggite” è quanto mai calzante.
Fondi e PO sono argomenti
strettamente connessi, che non a caso trattiamo nel medesimo paragrafo.
Non è tollerabile né sul piano
morale e tantomeno sul piano giuridico, alla luce della situazione
organizzativa attuale, che vengano pagate determinate PO inutili (non tutte)
con i fondi che sono di tutto il personale.
FSI è entrata nel merito
formulando una PROPOSTA alla luce, però, di considerazioni spiacevoli per
alcuni quanto doveroso, per parte nostra, menzionarle.
Noi puntiamo a ripristinare un
clima di serena soddisfazione del lavoro e dell’ambiente lavorativo, ed è per
questo che abbiamo chiesto a chi di dovere, all’Amministrazione, di
ricostituire quell’equilibrio perduto che, talvolta e questo è il caso, solo
un’organizzazione paritetica e fondata sulla corretta applicazione della
legalità contrattuale, può ritrovare. Siamo partiti da qui per menzionare il
nostro CCNL e ricordare cosa è giusto e cosa no.
Ricordiamo che, dei 500.000 euro
attualmente investiti per incarichi di funzione (PO e Coordinamenti) la metà
(250.000 euro) sono presi dal comparto e, quindi, dalle tasche di tutti a
favore di alcuni, togliendo spazio alla discussione sulle progressioni.
Ciò premesso, la nostra proposta
sì sintetizza così: PO attivate secondo una logica paritetica e conforme al
nostro CCNL ed in armonia con le reali esigenze organizzative dettate
dall’ultima revisione organizzativa, con una valorizzazione dei compiti e delle
responsabilità conformi alle declaratorie contrattuali.
Con i fondi risparmiati è
possibile ipotizzare progressioni orizzontali per tutte le categorie (nella
maggior parte dei casi l’ultima fascia è stata conferita con decorrenza 1°
gennaio 2007) e, compatibilmente con la
normativa vigente*, progressioni verticali, in armonia con le esigenze dettate
dal nuovo Regolamento di organizzazione, per tutte le categorie.
La nostra proposta non toglie in
maniera tranciante ma, semplicemente, propone di restituire opportunità di
crescita e di valorizzazione di tutte le professionalità presenti in Arpa,
nessuna esclusa.
*Art. 23 d.lgs 150/2009
PART-TIME
È stato chiesto di portare a
compimento il percorso che si era concluso con una bozza uscita a marzo 2016,
dopo una lunga serie di tavoli tecnici.
L’Amministrazione vorrebbe
trasformare i contratti in essere secondo i criteri previsti dal nuovo
regolamento. Noi sosteniamo, e su questo ci conforta la normativa che di
seguito richiamiamo, che dovrà essere facoltà degli interessati se rinnovare o
meno i contratti già in essere.
A margine riteniamo utile richiamare quanto previsto dalla legge 183/10:
"L'amministrazione pubblica non può modificare unilateralmente il rapporto di lavoro con il proprio dipendente, imponendo la
trasformazione del rapporto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno.
Non si ritiene che tale facoltà (revisione dei part time concessi prima della data di entrata in vigore del Dl 112/08,convertito,
con modificazioni, dalla legge 133/08) possa essere prevista dal regolamento dell'ente che disciplina i rapporti di lavoro
a tempo parziale. A tale riguardo la Funzione pubblica, a suo tempo ha provveduto a dettare le norme applicative della legge 183/10,
con circolare n. 9 del 30 giugno 2011 della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Dipartimento della Funzione Pubblica, in cui si
ribadisce la legittimità dei provvedimenti di revisione ove effettuati entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della
legge 183/10; per cui, scaduti tali termini, l'amministrazione non può più modificare il regime di part time in essere senza l'assenso del
dipendente, non essendo sufficiente intervenire sulla materia in esame "in via amministrativa", ma necessitando di un nuovo provvedimento
legislativo al riguardo."
Inoltre Il recente Job Act
ribadisce che:
“Il rifiuto del lavoratore di trasformare il proprio rapporto di
lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale, o viceversa, non
costituisce giustificato motivo di licenziamento. (art. 8, c.1 DECRETO LEGISLATIVO 15 giugno 2015, n. 81)”
TELELAVORO
La
Direzione informa che il nuovo Regolamento è in fase di
realizzazione. In sintonia con la legge Madia la platea dei possibili fruitori
si dovrebbe ampliare anche a lavoratori non ricompresi nelle casistiche del
Regolamento pregresso.
Per parte nostra abbiamo richiamato un principio che era già
stato espresso in passato, ovvero che l’idoneità o meno ad ospitare postazioni
di telelavoro a distanza (sede Arpa diversa da quella di appartenenza) sia
certificata da soggetto terzo e imparziale (ad esempio l’Ufficio tecnico) e non
il dirigente responsabile della sede in questione.
In conclusione di incontro il Direttore Generale, rispetto a
questi due temi, ha annunciato che ad
aprile, dopo la verifica su alcuni dettagli, dovrebbe portare ad approvazione
con appositi atti i due regolamenti.
UPG
Su richiesta della RSU (su
particolare sollecitazione di un’altra sigla sindacale) è stato chiesto il rispetto
dell’accordo in materia, stipulato nel 2005, in relazione al fatto che ci sarebbe del
personale recentemente assegnato alle tutele che non risulta destinatario di
qualifica di UPG.
Per parte nostra prendiamo atto
della richiesta, ma non possiamo non
osservare che nel giro di 12 anni la situazione, sul piano normativo, ha
subito ampie modifiche, che, lo diciamo sommessamente, superano la portata
dell’accordo citato.
Osserviamo come le figure incaricate
nelle tutele siano caratterizzate da ampia eterogeneità.
Noi, come FSI, su questo non ci sentiamo
di dare ricette ma evidenziamo il problema, ovvero che ci sono tecnici delle
prevenzione, figura professionale dotata di caratteristiche formative specifiche
che per legge è destinata all’esercizio
delle mansioni di ispezione e vigilanza.
Vabbè che il pressapochismo nel
nostro “belpaese” è fatto consolidato, ma, per fare un esempio che capiscono
tutti, è come se in ospedale non essendoci infermieri professionali in numero
sufficiente si coprissero le carenze d’organico in quel settore mettendo a fare
gli infermieri i tecnici di laboratorio, i portinai o gli impiegati amministrativi
(con il dovuto rispetto alle categorie qui menzionate).
Ci rendiamo conto che è un campo
minato che mette in discussione molti interessi, ma basta fare qualche piccola
ricerca in rete per scoprire che esistono recenti sentenze (per esempio il tribunale
di Firenze) che sottolineano “la
peculiarità non discutibile del profilo professionale del Tecnico della
Prevenzione, che opera presso le Agenzie di Protezione Ambientale con funzioni
di vigilanza e controllo, del possesso della qualifica di Polizia Giudiziaria”.
Ai lettori lasciamo la libertà di
fare ulteriori riflessioni sull’argomento.
PRESENTAZIONE DEGLI
ESITI RELATIVI AL QUESTIONARIO ANAC (AUTORITÀ NAZIONALE ANTI CORRUZIONE) SULLA
VALUTAZIONE DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO AZIENDALE
Come ricorderete tra giugno e
luglio 2016 era stato somministrato al personale di Arpa Piemonte il
questionario relativo alla valutazione del benessere organizzativo aziendale
e la valutazione dello stress lavoro correlato.
L’indagine è stata curata dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di
Torino i cui esiti sono stati presentati lunedì 20 marzo 2017.
Sebbene l’indagine sul piano
metodologico e statistico presenti limiti innegabili (ad esempio ridurre ad una
semplice media aritmetica il dato su chi ritiene di essere stato mobilizzato o
peggio molestato è una semplificazione che appiattisce e contrae
artificiosamente i due fenomeni nella loro reale portata) ed a tratti ci è
sembrato che si tendesse ad “addolcire” la realtà rappresentata con un
ottimismo ingiustificato, ovvero vedendo il bicchiere sempre mezzo pieno e mai
mezzo vuoto, resta il fatto che questo
lavoro ha il merito è di aver fatto emergere, direttamente dalle fonti, e
quindi i lavoratori, senza nessuna mediazione, criticità importanti che anche
noi, in qualche modo, abbiamo cercato di rappresentare negli ultimi anni.
È di particolare interesse la percezione
della scarsa valorizzazione dei meriti a cui si lega indissolubilmente la relativa
assenza di prospettive di carriera, a tutti i livelli, dal più basso al più
alto, a meno che non si faccia parte di certi specifici entourage molto ben
circoscritti.
Tutto questo emerge dalle
elaborazioni dell’indagine, soprattutto leggendo le pagine 48, 50, 51, 52 e nei
cosiddetti “campi aperti” da pag. 58
in poi.
(Con buona pace di chi sosteneva
l’inutilità di aderire al questionario e quindi di sfruttare la possibilità di
esprimere, in forma anonima, il proprio malessere).
Le slide della relazione sono
presenti sulla news intranet.
Vi invitiamo a visionare tutto il
lavoro, che presenta spunti di sicuro intereresse.
DIMISSIONI RSU
Come qualcuno saprà, c’è stata recentemente una sostituzione
in RSU a seguito delle dimissioni di un componente della UIL.
Come si riteneva fino a non molto tempo fa, questo ennesimo
avvicendamento non provoca la decadenza automatica della RSU poiché la
normativa precedente riguardo ad elezioni e composizione della RSU, su questo
particolare punto, (cosiddetto CCNQ) era
stata rettificata in data 28 novembre 2014.
28 marzo 2017
a cura del Coordinamento
FSI di Arpa Piemonte
(un particolare ringraziamento va a tutti colleghi che a
vario titolo hanno partecipato alla stesura di questo foglio)